martedì 23 ottobre 2007

Sergio Ciucci: “Io, stilista che regala sogni”

Pittura, arte figurativa, scenografia, costume, moda: questo il percorso professionale dello stilista romano famoso nel mondo, che con le sue creazioni trasforma ogni giorno un lavoro impegnativo in una favola.


Lo hanno definito “lo stilista pittore” perché la sua passione per la moda ha radici lontane nel tempo quando, ancora bambino, si divertiva a liberare la sua mano destra sopra una grande tela, nella quale esprimeva il suo amore per l’arte e la pittura.
Oggi, dopo un percorso professionale passato anche per la scenografia e il costume, il trentaseienne Sergio Ciucci potrebbe anche concedersi la definizione di “romano nel mondo”, visto che i suoi impegni sono distribuiti fra l’Italia e Parigi (dove attualmente è il responsabile di “Galliano”, la seconda linea donna dello stilista John Galliano, prodotta e distribuita da una holding italiana), ma anche a Tokio, in Giappone, è conosciuto per averci lavorato qualche anno fa.
“Ho iniziato a Parigi come assistente di Maurizio Galante. Facevo di tutto, raccoglievo anche le spille che cadevano a terra”.
La fatica, il sacrificio, l’attenzione e la cura per i minimi dettagli sono alla base del suo credo professionale: “Quando si lavora a certi livelli non esistono sabato e domenica e nemmeno momenti di pausa: ci si applica costantemente, si prova, si entra nel mondo degli ‘altri’ e si cerca di tradurre un’idea in un progetto da adattare alle esigenze della gente”.
La moda, le passerelle, un mondo incantato solo per chi lo vede dall’esterno, non per chi c’è dentro.
“Prima di una sfilata, dove in pochi minuti bisogna saper rappresentare nel migliore dei modi le tue idee a chi ti guarda, può succedere di lavorare anche per tre giorni di seguito, senza nemmeno dormire un attimo; per me la moda è un sogno e i sogni devono essere solo... sogni”.
Sul tema delle taglie trentotto, delle modelle anoressiche, tanto attuale negli ultimi tempi, Sergio ha le idee molto chiare: “Nel mio mondo l’anoressia esiste, ma se si arriva a tanto non è certo colpa della moda, casomai della società di oggi che impone l’apparenza come valore fondamentale; le modelle ‘vere’ mangiano e sono predisposte per le passerelle sin da bambine. Non nascondiamoci dietro la frase ‘è colpa degli stilisti’. Gli stilisti indicano la luna e molti, purtroppo, si soffermano a guardare il dito”.
La moda cambia, si trasforma repentinamente, crea, distrugge nell’arco di una stagione. Dove sarà diretta tra vent’anni?
“Ci stiamo dirigendo sempre più verso l’eleganza e la proporzione, anche se i maggiori mutamenti saranno determinati soltanto dalle trasformazioni del clima del nostro pianeta”.

Federico Boccadoro
"La Piazza"
ottobre 2007

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