venerdì 20 aprile 2007

"Io speriamo che mi diverto"

Gli anni ottanta. Quante volte ne sentiamo parlare persino con un velo di nostalgia. Sono gli anni in cui qualcosa nel mondo è cambiato, gli anni in cui il gap generazionale è stato subito evidente e ha portato spesso a un continuo confronto e contrasto tra padri e figli. Oggi si ricorda il “movimento”, quella tentata rivoluzione che si è persa gradualmente nelle strade e nelle piazze.
In un periodo nel quale in molti erano convinti che per fare qualcosa bastasse solamente crederci, avere vent’anni significava avere anche la voglia di riscrivere tutto e trovare a tutti i costi un modo di stare al mondo che non fosse imposto dall’alto, ma che nascesse invece da una libera scelta.
E oggi? Chi sono i ventenni di oggi? Che cosa fanno e che cosa dicono? “Toglieteci tutto, ma non i nostri divertimenti”. Questo sembra essere lo slogan dei ventenni di oggi, coloro i quali, anno più anno meno, sono nati nel bel mezzo di quei “mitici ottanta”, quando ancora le case valevano dieci-venti volte meno di adesso e quando i cellulari e internet rappresentavano soltanto una chimera fantascientifica.
“Siamo nati mentre il muro di Berlino cadeva e siamo l’ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie e a saltare la corda - dice Raffaele Molinari, un ventitreenne iscritto a Giurisprudenza -. Andavamo a scuola quando il primo novembre era il giorno di Ognissanti e non la festa Halloween, quando ancora si poteva essere bocciati e siamo stati i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro con i contratti co.co.co. e quelli per cui non costa niente essere licenziati. è vero: non abbiamo fatto la guerra, ma non per questo dobbiamo essere considerati una generazione vuota e senza ideali ed essere additati come coloro che pensano soltanto a divertirsi”.
Già, ma quali sono questi irrinununciabili divertimenti dei ventenni d’oggi? A rispondere è Chiara D., appena diciottenne: “Noi giovani abbiamo più stimoli dei ventenni della vecchia generazione; abbiamo accesso alle informazioni più velocemente grazie ad internet ed è cambiato il modo di comunicare fra di noi grazie alle chat e ai telefoni cellulari. Oggi c’è più possibilità di viaggiare, di conoscere gente nuova, di spendere meno tempo tra le mura di casa”.
Gli fa eco l’amica Paola: “Dei giovani di oggi si hanno, purtroppo, molti pregiudizi: si dice che non abbiamo valori, non è vero. Siamo una generazione alla quale forse non è mancato mai niente, ma non è certo colpa nostra se siamo nati col telefonino in mano o se preferiamo l’abito firmato piuttosto che uno più economico. è tutta la società ad essere cambiata negli ultimi tempi”.
“è tutta una questione di opportunità - ribadisce Marco D’Auria, 26 anni, il più vecchio (si fa per dire) della comitiva -. A noi basterebbe avere almeno le stesse opportunità che hanno avuto i nostri genitori. Mi riferisco, ad esempio, al mondo del lavoro: qui, noi ventenni non potremo mai essere competitivi rispetto alla vecchia generazione. Ci mancano gli spazi e le possibilità. Se non hai un progetto di vita garantito a medio o lungo termine, o rimani tutto il giorno a bighellonare per strada, oppure stai davanti alla playstation a roderti dentro, aspettando che anche quella giornata abbia fine”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è la ventiquattrenne Caterina: “Riguardo gli ideali dei ventenni di oggi, credo che siano profondi tanto quanto lo erano quelli dei nostri genitori, ma nell’era moderna si esternano meno e con minor passione e si spende meno tempo per far sì che si possano realizzare”.

Federico Boccadoro
"La Piazza"
del 30 marzo 2007

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