"Io speriamo che mi diverto"
Gli anni ottanta. Quante volte ne sentiamo parlare persino con un velo di nostalgia. Sono gli anni in cui qualcosa nel mondo è cambiato, gli anni in cui il gap generazionale è stato subito evidente e ha portato spesso a un continuo confronto e contrasto tra padri e figli. Oggi si ricorda il “movimento”, quella tentata rivoluzione che si è persa gradualmente nelle strade e nelle piazze.
In un periodo nel quale in molti erano convinti che per fare qualcosa bastasse solamente crederci, avere vent’anni significava avere anche la voglia di riscrivere tutto e trovare a tutti i costi un modo di stare al mondo che non fosse imposto dall’alto, ma che nascesse invece da una libera scelta.
E oggi? Chi sono i ventenni di oggi? Che cosa fanno e che cosa dicono? “Toglieteci tutto, ma non i nostri divertimenti”. Questo sembra essere lo slogan dei ventenni di oggi, coloro i quali, anno più anno meno, sono nati nel bel mezzo di quei “mitici ottanta”, quando ancora le case valevano dieci-venti volte meno di adesso e quando i cellulari e internet rappresentavano soltanto una chimera fantascientifica.
“Siamo nati mentre il muro di Berlino cadeva e siamo l’ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie e a saltare la corda - dice Raffaele Molinari, un ventitreenne iscritto a Giurisprudenza -. Andavamo a scuola quando il primo novembre era il giorno di Ognissanti e non la festa Halloween, quando ancora si poteva essere bocciati e siamo stati i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro con i contratti co.co.co. e quelli per cui non costa niente essere licenziati. è vero: non abbiamo fatto la guerra, ma non per questo dobbiamo essere considerati una generazione vuota e senza ideali ed essere additati come coloro che pensano soltanto a divertirsi”.
Già, ma quali sono questi irrinununciabili divertimenti dei ventenni d’oggi? A rispondere è Chiara D., appena diciottenne: “Noi giovani abbiamo più stimoli dei ventenni della vecchia generazione; abbiamo accesso alle informazioni più velocemente grazie ad internet ed è cambiato il modo di comunicare fra di noi grazie alle chat e ai telefoni cellulari. Oggi c’è più possibilità di viaggiare, di conoscere gente nuova, di spendere meno tempo tra le mura di casa”.
Gli fa eco l’amica Paola: “Dei giovani di oggi si hanno, purtroppo, molti pregiudizi: si dice che non abbiamo valori, non è vero. Siamo una generazione alla quale forse non è mancato mai niente, ma non è certo colpa nostra se siamo nati col telefonino in mano o se preferiamo l’abito firmato piuttosto che uno più economico. è tutta la società ad essere cambiata negli ultimi tempi”.
“è tutta una questione di opportunità - ribadisce Marco D’Auria, 26 anni, il più vecchio (si fa per dire) della comitiva -. A noi basterebbe avere almeno le stesse opportunità che hanno avuto i nostri genitori. Mi riferisco, ad esempio, al mondo del lavoro: qui, noi ventenni non potremo mai essere competitivi rispetto alla vecchia generazione. Ci mancano gli spazi e le possibilità. Se non hai un progetto di vita garantito a medio o lungo termine, o rimani tutto il giorno a bighellonare per strada, oppure stai davanti alla playstation a roderti dentro, aspettando che anche quella giornata abbia fine”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è la ventiquattrenne Caterina: “Riguardo gli ideali dei ventenni di oggi, credo che siano profondi tanto quanto lo erano quelli dei nostri genitori, ma nell’era moderna si esternano meno e con minor passione e si spende meno tempo per far sì che si possano realizzare”.
Federico Boccadoro
"La Piazza"
del 30 marzo 2007
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