Portuense, quando il sangue si fa amaro
“Il deficit sanitario? Vogliono risanarlo a spese di noi cittadini”.
Laboratori convenzionati in fermento: “Se non si troverà presto un punto d’accordo saremo costretti a tagli dolorosissimi”
Il piano di rientro del deficit nel comparto sanitario lasciato in eredità dal passato e approvato nei mesi scorsi dalla Regione Lazio sta provocando evidenti ripercussioni anche nei poli sanitari del Quindicesimo. Il quadro che si manifesta nei centri assistenziali è quanto mai preoccupante: gli ambulatori delle Asl e quelli ospedalieri gremiti quotidianamente di pazienti che si sottopongono a visite e analisi (con il serio rischio che il piano di riduzione delle liste di attesa resti, al momento, un’aspirata utopia) e laboratori di analisi convenzionati desolatamente deserti, costretti in un’apnea finanziaria che sta provocando ricadute negative sull’occupazione degli stessi medici e impiegati.
“Il deficit sanitario? Vogliono risanarlo a spese di noi cittadini – dichiara Mario Bernacci, in coda dalle prime ore dell’alba presso il San Camillo per effettuare un semplice prelievo del sangue –. Questa situazione è diventata insostenibile: come possono persone allettate o molto anziane, donne con gravidanze a rischio raggiungere le strutture pubbliche, spesso molto distanti dalle zone in cui vivono?”.
Mentre nelle Asl e negli ospedali della zona è caos, nei laboratori convenzionati è calma piatta, forse persino eccessiva.
“Stiamo lavorando da diversi mesi in condizioni di assoluta incertezza e precarietà – mette in guardia il dottor Aldo Anastasi, titolare di due moderni ed efficienti laboratori di analisi cliniche al Portuense e a Monteverde –. Da oltre trent’anni, dal 1975 per la precisione, i nostri centri rappresentano un punto di riferimento per gran parte della popolazione residente nei nostri quartieri. Da sempre garantiamo ai nostri pazienti puntualità, impegno e funzionalità, grazie agli investimenti compiuti nel tempo che ci hanno permesso di lavorare ottenendo risultati al limite della precisione. Purtroppo, la situazione che si è andata a verificare negli ultimi mesi, sta compromettendo seriamente tutto questo, tanto che se non si troverà un punto d’accordo con le istituzioni, saremo costretti a una riduzione dei costi che, inevitabilmente, andranno ad incidere sulle prestazioni e sugli stessi addetti ai lavori, con tagli che diventerebbero dolorosi ma necessari”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è l’opinione del dottor Antonio Mastrostefano: “Le limitazioni imposte dalle disposizioni diffuse dal piano di rientro del deficit sanitario della Regione Lazio implicano disagi forse non adeguatamente considerati dal legislatore: molti pazienti hanno ad esempio molte difficoltà a raggiungere le strutture pubbliche, la cui diffusione sul territorio appare tutt’altro che capillare. Le istituzioni competenti indicano come struttura dedicata il Cad (Centro assistenza domiciliare), omettendo però di avvertire che, per le difficoltà di attivazione dovute a carenza di personale, non è sempre disponibile tempestivamente. I pazienti hanno ancora le idee confuse e chiedono le motivazioni di questa situazione, il perché i mass media non hanno dato risalto al problema, quando e se tornerà tutto ‘come era prima’. Molti si sentono addirittura privati della libertà di scegliere la struttura più idonea alla cura della propria salute, soprattutto quando tale scelta era già maturata sulla base della fiducia acquisita a seguito di anni di frequentazione di un centro medico”.
Federico Boccadoro
"La Piazza"
settembre 2007
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