La stagione di Simone
Simone Cristicchi, reduce dalla vittoria sanremese, si racconta: dagli insegnamenti umani di De André e Gaber, ai temi sociali a lui cari come le storie di matti e manicomi
Lettere, poesie, frasi insensate accennate su fogli stracciati, calligrafie “da prima elementare”. Documenti dimenticati negli archivi, volutamente mai giunti al destinatario e accuratamente allegati alle cartelle cliniche dei pazienti di un manicomio.
Il disagio mentale, i personaggi che trascorrono la loro vita a passeggiare su e giù per una corsia, l’emarginazione, diventano i segni inconfondibili di un unico discorso che Simone Cristicchi, trentenne cantautore romano nato nel popoloso quartiere Tuscolano, porta con sé nelle sue canzoni, rigorosamente d’autore. Margherita, Pipolo, Antonio, il Professore: sono loro i matti che Simone ha incontrato durante il servizio civile, ma anche i matti che noi tutti conosciamo, che ci vivono accanto e che spesso facciamo finta di non considerare.
“Chi è, oggi, il matto? Antonio, che è da quarant’anni chiuso in un manicomio o colui che, non accettando i limiti imposti dalla società, esprime senza barriere le proprie idee?”
Se lo chiede il Cristicchi trionfatore sanremese, mentre sul palco di un altro festival, quello del “Premio De André” alla Magliana, improvvisa, chitarra alla mano, “La domenica delle salme”, davanti agli occhi lucidi di Dori Ghezzi e applaudito da una platea accorsa lì tutta per lui.
“Per me è un onore immenso – rivela in confidenza – fare un omaggio a un grande artista, che per quanto mi riguarda è anche un grande amico. De André è stata una fonte di grandi insegnamenti dal punto di vista musicale e umano per il suo messaggio che ha portato; la sua coerenza è un faro illuminante per la crescita d’ogni cantautore”.
Quello di Simone, sin da bambino, è stato un grande amore per la canzone d’autore, soprattutto per quella italiana: “Se De André ha ‘spaccato in due’ la musica nostrana, non vorrei dimenticare altri grandi personaggi come Gaber, Battisti, Lauzi, Conte, Endrigo ed anche Battiato e Fossati, tutti maestri indispensabili per la mia crescita”.
La musica non deve essere un argomento per pochi e cantare in un quartiere periferico come la Magliana stimola Cristicchi più di ogni altra cosa: “Ritengo che ogni buon cantautore che si rispetti abbia il dovere di portare la musica in periferia. Le canzoni non devono mai assumere connotati elitari e la cultura dei quartieri è necessaria per la crescita di un’intera città”.
I racconti di Cristicchi aggiungono storie alle sue canzoni. “Centro d’igiene mentale” è la sua prima fatica editoriale che ci porta le testimonianze raccolte direttamente dal centro d’igiene mentale di Roma.
“L’opportunità di scrivere un libro mi ha aperto un nuovo mondo, mi ha dato la possibilità di liberarmi dalle regole imposte dalla sinteticità e dalla durata di una canzone e di raccontare dettagliatamente le storie che mi stavano più a cuore”.
“Centro d’igiene mentale” non è soltanto un libro, ma anche uno spettacolo teatrale che il cantautore ha presentato in tutta Italia durante la scorsa primavera e nel quale il tema del disagio mentale viene affrontato attraverso le voci di una galleria di personaggi che mettono continuamente in comunicazione una sensibilità esasperata e acuta con lo sguardo dello spettatore.
Cristicchi cantante, Cristicchi autore e adesso anche scrittore e attore. Non sorprendetevi se un giorno, come il suo matto amico Antonio, un giorno riuscirà pure... a volare.
Federico Boccadoro
"La Piazza"
luglio 2007